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Caso Bergamini, annullato il trasferimento di uno dei carabinieri del Gruppo Zeta. La verità è sempre più vicina

Caso Bergamini, annullato il trasferimento di uno dei carabinieri del Gruppo Zeta. La verità è sempre più vicina

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Il Consiglio di Stato ha annullato il trasferimento di uno dei carabinieri del Gruppo Zeta che stavano indagando sull’omicidio volontario di Denis Bergamini. Si tratta del maresciallo Roberto Redavid. Adesso anche gli altri carabinieri otterranno presumibilmente lo stesso risultato. Viene a cadere pertanto un evidente abuso di potere messo in atto dal Comando provinciale dei carabinieri di Cosenza. Ora Redavid tornerà a Cosenza e potrà continuare a dare il suo contributo, magari dall’esterno, per la chiusura del caso. Auguriamo anche agli altri suoi colleghi che possano tornare presto.

Ma ecco l’articolo pubblicato qualche ora fa dal portale Fantagazzetta.com

Proseguono, ed a rotta di collo, gli sviluppi della vicenda Donato – Denis – Bergamini, il calciatore del Cosenza Calcio ucciso nel 1989, ed il cui caso (all’epoca archiviato come suicidio) pare esser finalmente giunto ad una svolta, in virtù del ventilato e possibile pronunziamento della Procura di Castrovillari in merito agli esiti delle indagini, riaperte nel 2011. 

Indagini, queste, che vennero affidate ad una task-force all’interno dei carabinieri di Cosenza – per l’appunto, il cosiddetto ‘Gruppo Z’ – il cui alacre lavoro avrebbe contribuito e non poco ad una concreta svolta investigativa: “il loro atteggiamento e le loro parole mi fecero ritrovare la fiducia smarrita”, dirà, dei carabinieri in questione, Donata Bergamini, sorella di Denis. Del gruppo facevano parte, per l’appunto, tre marescialli – Roberto Redavid, Leonardo Citino e Fabio Lupo – e l’appuntato Greco, tutti di Cosenza.

A ottobre 2012, però, si scopre che il nucleo è stato inspiegabilmente sciolto, ed i militari, contemporaneamente ed improvvisamente, trasferiti ad altre sedi ed incarichi, insieme agli investigatori Giordano, Marano e Scorzo. A darne notizia è l’U.N.A.C., l’Associazione dei Carabinieri in Servizio e in Congedo fondata nel 1997, e che si occupa di dare Assistenza a tutti i loro colleghi in Servizio. Successivamente Gabriele Carchidi – che ha contribuito tramite il suo lavoro a ‘Cosenza Sport’ a riaprire il fascicolo sulla morte del calciatore – ha svelato le motivazioni che sarebbero alla base del trasferimento in massa della task force: attriti interni, pare derivati dai rapporti ormai deterioratisi tra i suoi componenti, ed i vertici del Reparto operativo provinciale. Una faccenda, quella dell’allontanamento del gruppo, insomma, intricatissima: all’origine della quale potrebbero esserci anche le attività toccate da Redavid e dai suoi colleghi nelle fasi investigative calde del caso Bergamini. 

E infatti l’allontanamento dei carabinieri dal caso lascia sgomenti e perplessi la famiglia Bergamini, una parte della stampa che segue ancora il caso, il popolo del web e soprattutto due deputati del Partito Democratico, Alessandro Bratti e Francesco Laratta, che presentano un’interrogazione, nel merito, al ministro della Difesa. E gli uomini del gruppo Z, ovviamente, assistiti dai loro avvocati, decidono di ricorrere in Cassazione.

“A prescindere dalle motivazioni poste alla base dei citati trasferimenti  – riporta testualmente l’interrogazione presentata da Bratti e cofirmata da Laratta  –  (quand’anche non direttamente riconducibili a siffatte indagini), come mai non si sia tenuto conto del fatto che detti militari stessero ancora svolgendo le attività sul complesso caso Bergamini (laddove il maturato bagaglio conoscitivo è indiscutibilmente essenziale per la migliore prosecuzione delle indagini) e pervenire ad altre valutazioni circa la loro posizione d’impiego, onde privilegiare – attesi i risultati a cui costoro sono pervenuti – il superiore interesse della giustizia e della ricerca della verità, attesa da ben 23 anni”Domande a cui ancora nessuno, in pratica, ha risposto.

Il 30 aprile scorso, però, informa proprio l’U.N.A.C. sul suo portale ufficiale, la novità: il Consiglio di Stato, cui s’era rivolto Redavid, mediante un’Ordinanza accoglie il ricorso relativo al suo declassamento e trasferimento. Nel comportamento di Redavid, si legge nell’ordinanza, “non pare possano esser ravvisati comportamenti che possano esser ritenuti violazione dei principi dell’onore e del decoro”, né “risultano fatti che […] possano seriamente pregiudicare la sua attività all’interno dell’ufficio”: si accoglie quindi l’istanza cautelare in primo grado del maresciallo. Cosa accadrà adesso? Probabilmente nulla di clamoroso. A Redavid (ed ovviamente ai suoi) difficilmente verrà ri-assegnato il caso Bergamini, e probabilmente molte delle potenzialità investigative del Gruppo Z rischiano d’andare sprecate. Per il momento ciò che conta è che la richiesta di Redavid sia stata accolta, e che quindi evidentemente, come riporta proprio l’U.N.A.C., “Le interrogazioni Parlamentari e gli articoli giornalistici avevano ragione. A buon intenditor poche parole”. 

 

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