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FOCUS: Quando Cosenza e Messina giocarono gli spareggi – (seconda parte)

FOCUS: Quando Cosenza e Messina giocarono gli spareggi – (seconda parte)

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Proseguiamo il racconto di quell’incredibile estate del 1950 quando Cosenza e Messina giocano gli spareggi per la Serie B e la Figc si ritrova a decidere su uno sfacciato tentativo di corruzione nei confronti del portiere rossoblu Luciano Gisberti.

In un primo tempo la Figc dà ragione al Cosenza. Vengono addirittura stilati i calendari con il Cosenza regolarmente iscritto alla Serie B. Il Messina, in teoria, non potrebbe neanche ricorrere alla Caf perché l’articolo 11 del regolamento della Giustizia sportiva prevede l’irricevibilità di ogni appello, ma, per ostacolare l’iter, la società peloritana si rivolge alle autorità di pubblica sicurezza denunciando il dottor Ghiorzi dell’Ufficio Inchieste all’autorità giudiziaria. Secondo il Messina, Ghiorzi avrebbe affermato che non era stato possibile indagare nella città dello Stretto e questa circostanza contrastava con il regolamento.

Il Cosenza, sbagliando, accetta la trattazione abbreviata del caso, convintissimo di avere ragione da vendere, come in effetti sembrava lampante.

L’8 settembre 1950 la Caf ribalta clamorosamente il verdetto della Lega riammettendo il Messina in Serie B. A Cosenza la delusione si taglia a fette. Il 9 settembre alle 10,40 gli impiegati e gli operai di Cosenza abbandonano il posto di lavoro in segno di protesta e sfilano in corteo fino a Palazzo dei Bruzi con a capo i parlamentari. Sotto accusa anche la stampa e la radio (la televisione ancora non esisteva…) che avrebbero dubitato della lealtà di Gisberti e del Cosenza.

Viene preparato il ricorso. Tra gli avvocati coinvolti anche Luigi Gullo, ma la presidenza federale non torna più indietro e dà ancora una volta ragione al Messina. Perché? Venuta fuori la violazione dell’articolo 11 da parte della società giallorossa, la segreteria federale della Lega telegrafa al questore di Messina per accertare se fosse effettivamente partita una denuncia contro l’inviato dell’Ufficio Inchieste. Il questore nega…

I dirigenti del Messina, per tutta risposta, presentano alla Caf la copia della denuncia diretta al questore. Ciò smentiva le dichiarazioni del funzionario, ma per la Caf era sufficiente a dimostrare che il Messina aveva ragione e che a Ghiorzi qualcuno aveva “consigliato” di non indagare a Messina, con finalità del tutto favorevoli al Cosenza. Una ricostruzione fantasiosa, paradossale, più che mai falsa ma letale per le ambizioni dei rossoblu.

Col senno di poi si può affermare che il Cosenza sbagliò nell’accettare la trattazione abbreviata del caso: se non avesse accettato, ben difficilmente la Caf avrebbe potuto fermare il campionato di Serie B, ormai prossimo ad iniziare con i Lupi in piena corsa. Fu una imperdonabile leggerezza, dettata dall’eccessiva sicurezza nel responso della Caf.

Cosa ci resta di questa storia, che mai come adesso si inquadra nei fatidici “corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria? Beh, allora come oggi, nel calcio vincono sempre i più “furbi”… 

2 – Fine

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