
E’ senza dubbio una delle più belle sorprese del Cosenza Calcio targato Roselli. Parliamo di Emiliano Tortolano, romano di Ostia che, grazie alla doppietta realizzata domenica scorsa contro l’Aversa Normanna, ha conquistato l’attenzione dei canali di informazione nazionale. Giunto a Cosenza in punta di piedi, da giocatore accantonato e pressoché mai utilizzato nella prima parte del torneo, è riuscito a scalare velocemente la classifica dei preferiti di mister Roselli. In Coppa Italia contro la Salernitana ha sfruttato al meglio l’occasione di essere schierato nella formazione titolare. La sua prestazione è servita al nuovo allenatore di prenderlo seriamente in considerazione. Ed il ragazzo ha ripagato il tecnico, realizzando una rete contro l’Ischia e ripetendosi quindici giorni dopo contro i campani dell’Aversa Normanna.
<E’ stata una bella doppietta non solo per me ma per tutta la squadra. Sono tre punti pesanti perché la settimana appena trascorsa è stata caratterizzata da risultati a sorpresa, con squadre di bassa classifica che hanno battuto formazioni di alta classifica. Un passo falso ci avrebbe ributtato nel baratro. Ci stiamo impegnando come sempre, lavoriamo sodo ma la cosa più importante è che il gruppo è sempre più affiatato. Un grande merito va al mister perché è riuscito in poco tempo ad effettuare quei correttivi necessari per affrontare gli avversari con un piglio diverso>.
Conosciamo meglio Emiliano Tortolano. Qual è stato il tuo percorso calcistico che ti porta a Cosenza.
<Sono nato a Ostia, provincia di Roma. La mia prima squadra è stata la “Pescatori Ostia”, una società che non ho mai dimenticato, tanto che in un futuro prossimo ho progettato di diventare presidente onorario. All’età di 10 anni sono andato alla Roma. Sono arrivato fino al secondo anno di Primavera. Nella stagione 2009-2010 faccio l’esordio nel calcio professionistico nelle fila della Colligiana, squadra militante della Seconda Divisione girone B. L’anno successivo vado a Latina dove vinco il campionato di Seconda Divisione realizzando dodici reti in ventitrè partite. Dopo Latina vado a Pergocrema, ritorno ancora a Latina e poi Sorrento, Catanzaro ed infine eccomi a Cosenza>.
Di queste tue esperienze calcistiche, cosa ricordi con piacere e quali invece sono quelle da dimenticare.
<Certamente il ricordo più bello è l’anno della vittoria del campionato con il Latina, quello invece che preferisco dimenticare è l’esperienza a Catanzaro. Purtroppo non sono stato trattato bene. Sono rimasto veramente male>.
Ed allora ricordiamo con piacere i bei ricordi. La domanda che si pongono in tanti è perché, nonostante la splendida stagione di Latina, Tortolano non ha spiccato il volo? Quali le motivazioni o le cause?
<In effetti, dopo la vittoria del campionato, ci sono state delle richieste provenienti da squadre di serie B. Nonostante ciò ho deciso di rimanere a Latina. Probabilmente è stata una scelta sbagliata perché in una categoria superiore avrei potuto mettermi in mostra. E’ andata così, ma sono contento lo stesso>.
Dopo la parentesi catanzarese giungi a Cosenza. Cominci il ritiro a Norcia disputando anche delle interessanti amichevoli. Parte il campionato e di Tortolano non v’è traccia.
<All’inizio mister Cappellaci aveva un quadro della situazione dove non trovavo posto. Essendo un professionista, io ho continuato ad allenarmi cercando di farmi trovare pronto quando l’allenatore mi avrebbe chiamato. A dire la verità con Roselli le cose non erano cambiate. Nelle prime tre partite non sono stato convocato, sicuramente perché non avevo ancora assimilato le richieste che voleva il mister. Poi è arrivato il giorno della Coppa Italia contro la Salernitana. Inaspettatamente, devo essere sincero, non pensavo di partire titolare. Cercando di cogliere il momento, ho cercato di mettermi in mostra. Nella partita contro l’Ischia sono entrato nell’ultima mezz’ora ed ho avuto la fortuna di realizzare. Da quel momento in poi sto scrivendo una nuova pagina della mia carriera>.
Sarà un caso, ma da quando hai tagliato il codino la tua vita calcistica è cambiata.
<Io sono un ragazzo che una ne pensa e cento ne faccio. Un giorno ho deciso di levare tutto senza pensarci su. Pensandoci bene era proprio il codino che mi portava sfiga (scoppia una bella risata)>.
Una cosa invece che non potrai togliere sono i tatuaggi impressi sul tuo corpo. Fra tutti colpisce un pallone vecchio di cuoio disegnato sul polpaccio destro. Perché hai scelto un vecchio pallone?
<Per l’esattezza è un pallone del 1932 con le cuciture fatte a mano. Per me raffigura l’essenza del calcio, dove i portieri paravano senza guanti oppure vedere le immagini in bianco e nero dove i calciatori usavano dei scarpini da calcio con i tacchetti di cuoio attaccati con i chiodi. Proprio per questo motivo ho deciso di farmelo tatuare. Ho scritto anche una frase in spagnolo “esta es mi vida” che significa questa è la mia vita>.
Tu sei un ragazzo schietto e sincero. Proprio per questo ti chiedo cosa ne pensi di Cosenza?
<Ero in ritiro a Norcia e pensavo tra me e me come mi avrebbero accolto i tifosi di Cosenza sapendo i miei trascorsi a Catanzaro. Sinceramente, giunto in città, sono rimasto a bocca aperta perché sono stato accolto benissimo. La gente di Cosenza è fantastica, ma non lo dico per accattivarmi le simpatie dei tifosi ma per pura verità. Ricordo ancora, quando siamo giunti dal ritiro, vedere tanti tifosi accoglierci con affetto. Per non parlare poi quando si gioca allo stadio San Vito. Credetemi, è pura adrenalina quando segni e senti il boato della curva. Spero che in un futuro prossimo altri tifosi possano assistere alle nostre partite, però i fedelissimi che occupano la curva sono impagabili,naturalmente senza togliere nulla ai tifosi degli altri settori>.
In bocca al lupo piccolo grande campione.